La corsa - a photo on Flickriver

La corsa

            Ho sempre corso, da quando ero piccolo.
Ero veloce: ricordo che a scuola nessuno o quasi riusciva a battermi in velocità.
Mi è sempre piaciuto farlo, e non per lunghi tratti: solo per sentire addosso l'aria che mi attraversa, l'aerodinamicità, il vento sulla pelle, sui capelli, sui peli delle braccia.
Quando ho iniziato a giocare a calcio, l'ho fatto sia perché tutti i miei coetanei sostenevano che fossi scarso - ed io volevo mettermi alla prova cercando di riuscire in uno sport che non avevo mai praticato - sia perché potevo abbinargli il piacere per la corsa.
In questi ultimi anni, in cui tante cose sono mutate, in cui tante paure si sono materializzate, ho iniziato a correre in una galleria buia e dalla quale mi rendo conto non sia poi così facile uscire.
Ho iniziato a correre per dimenticare, per non pensare, per lasciare l'uomo nero dietro di me, lontano, per poi girarmi e trovarlo sempre lì, dentro l'armadio.
Ho iniziato a farlo senza provare più il piacere di quelle sensazioni che facevano parte del mio passato, ma solo per sfidare il mio corpo e portare la mia resistenza al limite delle possibilità.
Ho capito questo perché mi sono fatto delle domande, alle quali ho dato risposta parzialmente solo dopo questo scatto.
E me le sono poste, queste domande, quando alla fine della corsa in quella galleria lunghissima ed oscura, umida ed angosciate, ho ritrovato l'armadio con il boogeyman dentro, assieme a tanta polvere che non entrava più nemmeno sotto al tappeto.
"Clik": ho compreso il meccanismo; non più il rumore dell'otturatore, ma di un ingranaggio immaginario che si sblocca, perde la ruggine tra i denti, riprende a girare.
Sono rimasto fermo in quel corridoio a fissare il muro, con ancora il calzettone tra le mie dita.
Non una strada qualsiasi da raccontare: la mia strada, in un tunnel.
Resta il fatto che quando tiro calci ad un pallone, quando corro e sento l'adrenalina prendere il sopravvento di vene e polmoni, quando entro duro sulle caviglie di un avversario o quando questi lo fa con me, mi sento vivo. 
Quando segno un gol, quando mi sposto sul campo per favorire l'inserimento di un compagno, quando cado e vedo il sangue colare dalla mia tibbia, mi sento vivo e sospeso in un tempo che dura un'ora, un'ora e mezza giù di lì.
Mi sento esattamente come quando ero ragazzino: in divenire.

T. Pagano

[2013]

Canon EOS 650D

Tutti i diritti sono riservati all'autore dell'immagine di cui sopra
   

Taken in: Italia / Emilia Romagna / Bologna (show map)

Taken on: May 9, 2013

Tags:

Autoritratto

Selfportrait

Me more »

Myself

Bear

Beard

Hairy

Cub

Canon EOS 650D

Soccer

Calcio « less

Sets appears in: • Racconti dalla strada

Groups appears in: • Sepia Lovers • Self Portraits more » • FlickrToday (only 1 pic per day) • Self-Portraits! • Sepia or B&W • Cubs and Bears • Selfportraits and Psychology • Sexy Hairy Guys • Autoritratti • Sepia Club • SEPIA PHOTO • Sepia Impressions • Just Self Photo • SelfPortraits/Portraits • EOS 650 • Virile and hot - highly selective • Man Solo • poesia maschile - virile poetry • EOS Experience • MASCULAR Magazine • Great Beards « less

Camera: Canon EOS 650D, f/3.5, 1/30 sec, 18mm, ISO 400 (more info) (hide info)

Camera:	Canon EOS 650D
Lens:	EF-S18-55mm f/3.5-5.6 IS II
Aperture:	f/3.5
Exposure Time:	0.033 sec (1/30)
Focal Length:	18mm
ISO:	400
Exposure Bias:	0 EV
Flash:	Off, Did not fire
Exposure Program:	Program AE
Exposure Mode:	Auto
Metering Mode:	Multi-segment
White Balance:	Auto
Color Space:	sRGB
Software:	Adobe Photoshop CS5 Windows
Show full info

Stats: 37,561 views / 16 comments

Link to this photo view:
Link to this photo large view: