GIROLAMO DA CARPI (Girolamo Sellari, Ferrara 1501 – 1556)
Orfeo ed Euridice
olio su tela cm. 50 x 65
"Varii quadretti mitologici e di gentile e affettuoso argomento si conservano in alcuni particolari gallerie come rarissime cose di Girolamo da Carpi"
Attivo fra Bologna e Ferrara, Girolamo da Carpi fu allievo in gioventù di Benvenuto Tisi detto il Garofalo, si avvicinò poi ai modi di Dosso Dossi.
Sempre mantenendo forti connotati ferraresi e chiare atmosfere di derivazione veneta, attratto dal Raffaellismo che allora imperava e soprattutto dalle lusinghe manieristiche del Parmigianino, dipinse su commissione di Ercole II d’Este una serie decorativa a carattere mitologico per la Sala della Pazienza del Palazzo Estense di Ferrara, dove si celebrava, attraverso dipinti di carattere allegorico, la virtù che il duca aveva scelto come proprio emblema.
Il documento finale per il pagamento per queste opere è, come ci suggerisce Amalia Mezzetti (1977), datato al 26 gennaio 1544.
Il soggetto di questo importante dipinto allegorico a carattere mitologico eseguito da Girolamo da Carpi, è tratto dal Libro X delle Metamorfosi di Ovidio e rappresenta "un grande amore che non potrà mai divenire unione", probabilmente riferito alla passionale relazione tra il suo Signore Ercole II d'Este e la bella e seducente gentildonna ferrarese Diana Trotti, da cui ebbe due figli ma che, per interessi di casato, non poté mai sposare.
I due amanti sono verosimilmente raffigurati mentre si scambiano tenere effusioni, all'interno dell'imbarcazione condotta da Caronte.
"Orfeo, cantore e musico tracio, sposò la ninfa Euridice, la quale nel giorno stesso delle nozze morì per il morso di un serpente. Il matrimonio infatti era stato preceduto da gravi presagi: Imeneo, dio delle nozze, era stato invano invocato da Orfeo, non aveva pronunciato parole rituali, ma soprattutto la sua fiaccola non era riuscita a fiammeggiare, mandando così tanto fumo da far piangere. Orfeo disperato per la morte prematura della moglie, dopo averla pianta sulla terra, decise di scendere agl’Inferi per pregare i signori di quei luoghi di restituirgliela. La sua supplica a Plutone e Proserpina fu accompagnata dallo splendido suono della sua lira: invocando Amore, un dio noto anche agl’Inferi, Orfeo chiese che la sua amata potesse ritornare con lui sulla terra, poiché il filo della sua vita era stato spezzato troppo presto. Se gli dei gli avessero negato questa possibilità sarebbe rimasto anche lui in quel luogo. La supplica di Orfeo commosse quanti in quel momento si trovavano in quel luogo, Tantalo, Sisifo, Issione e le nipoti di Belo si fermarono per un momento dalla pena che stavano scontando. Scrive Ovidio che persino le Furie, piansero per la prima volta, commosse da quel canto. Il re e la regina degl’Inferi, anch’essi colpiti da tale preghiera richiamarono Euridice. Una però fu la condizione posta ad Orfeo per riavere la sua amata: non avrebbe dovuta guardarla fino a quando non fossero usciti dalla vallata dell’Averno, altrimenti la grazia sarebbe stata vana. Orfeo, presala per mano, condusse Euridice per un sentiero ripido e avvolto dalla nebbia. Non lontani dall’uscita però, forse per paura di perderla, il musico contravvenne al patto e si girò a guardarla. Subito Euridice fu risucchiata indietro, inutilmente cercò di tendere le braccia per essere afferrata, e disse per l’ultima volta addio al suo amore. Orfeo cercò di raggiungere gl’Inferi una seconda volta ma fu scacciato da Caronte. Per sette giorni il cantore rimase sulla riva del fiume infernale, senza mangiare, pieno di disperazione e dolore, poi si ritirò sul monte Ròdope".
Come per altre opere eseguite da Girolamo da Carpi a partire dal quarto decennio, sono evidenti eleganti stilizzazioni formali e una fluida vena pittorica, pur sempre appoggiate ad un impianto saldamente classicista desunto a Bologna dalla frequentazione di artisti quali Innocenzo Francucci da Imola, Bartolomeo Ramenghi, Biagio Pupini.
La qualità sostenutissima, lo studio approfondito della statuaria classica, rivelato dalla fitta ritmica dei panneggi e dalla suggestione delle pose scultoree, il grado di aggiornamento sui fatti pittorici più moderni, la varietà e l’eleganza degli atteggiamenti, rimandano alle forme piene di Giulio Romano e alle figure sinuose del Parmigianino, mentre i chiari e tipici stilemi fisiognomici qui riscontrabili, più volte riproposti nelle opere grafiche riconducibili a Girolamo da Carpi, ci riportano a quanto visto nei fogli rappresentanti la “Nascita di Adone” in collezione privata e nella “Figura femminile nuda su un piedistallo con figura maschile che trattiene un cavallo” e “Tre figure femminili” conservati a Firenze nel Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.
La stillante lucentezza della pennellata, che nel paesaggio si accende di bagliori ed effetti cromatici riconducibili a Dosso Dossi e Battista Dossi e la conduzione minuta grazie alla quale le figure sono sbalzate con eccezionale evidenza plastica, sono di fatto caratteri che richiamano l’eleganza di altre opere di Girolamo Sellari eseguite tra i quarto e quinto decennio del 500 in cui è evidente che, dopo l’attenzione accordata a Raffaello e Parmigianino, cerca ora altri modelli che soccorrano ad un’immaginazione fantastica, più torbida e fortemente patetica, trovandoli nel Correggio dei dipinti profani e mitologici eseguiti per i Gonzaga a Mantova e in Giulio Romano, l’artista che dopo essere stato tra i più intelligenti interpreti del pensiero di Raffaello, ne aveva ben presto sconvolto il classico dettato.
La postura del corpo possente e muscoloso di Orfeo è invece un palese omaggio allo scultore Antonio Lombardo, autore del bassorilievo in marmo rappresentante la Fucina di Vulcano, all'epoca visibile nello Studio dei Marmi di Palazzo Ducale a Ferrara.
Traspare evidente anche la conoscenza diretta di opere fondamentali alla sua formazione e fortemente attinenti all'esecuzione del dipinto in questione, quali "Marte e Venere al bagno" nel particolare della parete settentrionale della Sala di Psiche di Palazzo Te e il "Laoconte" nel particolare della decorazione della Sala di Troia in Palazzo Ducale eseguiti da Giulio Romano e sopratutto la "Leda", la "Danae", il "Ratto di Ganimede"e "Giove e Io" eseguite dal Correggio su commissione del Duca Filippo Gonzaga a Mantova.
E proprio la novità geniale dell'animazione della natura pensata dal Correggio con l'invenzione della nube che cela Giove, potrebbe avere ispirato il Sellari, che con una magica fantasticheria a sua volta anima, con sembianze mostruose, la natura alle spalle di Euridice, mentre si protende nel gesto di afferrarle i capelli per risucchiarla nell'Averno.
"Orpheus and Eurydice" by Girolamo da Carpi (Girolamo Sellari, Ferrara 1501 - Ferrara 1556)
Oil on canvas cm. 50 x 65
The subject of this important allegorical painting of a mythological nature executed by Girolamo da Carpi is taken from Book X of Ovid's Metamorphoses and represents "a great love that can never become union", probably referring to the passionate relationship between his Lord Hercules II. d'Este and the beautiful and seductive Ferrara lady Diana Trotti, with whom he had two children but whom, due to family interests, he could never marry.
The two lovers are probably depicted exchanging tender effusions, inside the boat driven by Charon
Girolamo da Carpi (Girolamo Sellari - Ferrara 1501 - c. 1556)
Also known as Girolamo da Ferrara; Girolamo Sellari.
Biography
Painter and draughtsman. Girolamo Sellari, called Girolamo da Carpi (see Mezzetti, p. 51), b. Ferrara c. 1501, d. there 1556 aged 55 (Vasari). Voss ('Städel-Jahrbuch', iii-iv (1924), p. 102) followed by Antal ('Art Bulletin' (1948), p. 89, n. 54), claims that a letter of 1557 refers to Girolamo as alive, but neither names the source: the only one that we have been able to trace is E. Rodocanachi ('Renée de France, Duchesse de Ferrare', Paris 1895, p. 290), notoriously unreliable as an interpreter of documents (cf. 'Burlington '(1960), p. 16, n. 30), who gives no location or exact date for the letter and no 'verbatim' quotation. Vasari's date for Girolamo's death is supported by the annotation 'morse' against the entry of 1 Aug. 1556, the last of a series of regular payments from Cardinal Ippolito d'Este (Mezzetti, p. 63).
According to Vasari, G. was first a pupil of his father, described as a minor decorative painter (employed by the Este of Ferrara 1503-45, see Mezzetti, pp. 22, 51ff.), and then of Garofalo.
Plausibly identified by Mezzetti (p. 52) with the 'Gerolimo' recorded as a garzone in Garofalo's studio at the beginning of 1520.
According to Vasari, who emphasises that his source was Girolamo himself (whom he knew well in Rome in 1550), after leaving Ferrara Girolamo spent some time in Bologna, where he achieved success as a portrait painter, but that admiration for Correggio led him to go to Modena and then to Parma.
Antal also points out the influence on Girolamo of Peruzzi's Bentivoglio cartoon executed in Bologna 1522 (N.G., London). In 1525-6 he is documented once more in Bologna, decorating the sacristy of S. Michele in Bosco in collaboration with Biagio Pupini and Gerolamo Borzese (Mezzetti, p. 53, nos. 4-10, pls. 3-13).
The documents published by Mezzetti refute Malvasia's attribution of the decoration to Bagnacavallo; but Vasari's statement that Girolamo da Carpi broke off the partnership with Pupini should be considered in the light of a drawing in the Albertina of the incredulity of St Thomas, to all appearances by Pupini, which corresponds exactly with the relief on the Plinth supporting the principal group in Girolamo's 'Pentecost' in S. Francesco, Rovigo, a work generally dated ln the late 1530s (Mezzetti, figs. 29-30). 1530, S. Francesco, Ferrara, frieze in nave (mostly destroyed) by G. and his father (Vasari; Mezzetti, pp. 19; 53; nos 52-3, pls. v, vi): G.'s arpiece, 'The Virgin appearing to Giulia Muzzarelli', formerly in transept, now Washington (Mezzetti, no. 145, pl. ix; copy by Scarsellino in 6th chapel on l. in S. Francesco).
Works in Bologna: S. Salvatore, 'Mystic Marriage of St Catherine', according to Vasari, G. 's first independent work (Mezzetti, no. 12, fig. 18); S. Martino, 'Adoration of Magi', frame dated 1532 (Mezzetti, no. 3, pl. vii).
July 1536, referred to as the "companion" of Garofalo and summoned with him to Belriguardo, a villa of Duke Ercole II of Ferrara (Mezzetti, p. 54). May, June 1537, payments to both and also to Battista Dossi, Pupini, Camillo Filippi and Jacopo da Faenza for work in the villa. Further payments 1541-9 to G. (Mezzetti, pp. 56ff.) for work in other ducal residences, including Coppara of which Vasari says that G. and Garofalo "dipinsero parimente insieme, fuori e dentro" (all lost: see Mezzetti, p. 32). Before 1541, drawings for Canani's 'Musculorum humani corporis picturata dissectio' (Mezzetti, pp. 55f; Serafini, figs. 42-68). 1541, scenery for G.B. Giraldi's 'Orbecche' in Ferrara (Mezzetti, p. 56). Oct. 1541, payment for 'Chance and Penitence', now Dresden (Mezzetti, p. 57, no. 32, pl. xv). By Jan. 1544 completed 'Galatea' (Mezzetti, p. 58, no. 33, pl. xiii) and 'Ganymede' (Mezzetti, p. 58, no. 85, pl. xvi), both now Dresden. Feb. 1545, scenery for Giraldi's 'L'Egle', 'favola di satiri' (Mezzetti, pp. 59f.).
30 Aug. 1549-Feb. 1552, monthly payments (Mezzetti, p. 62) from Cardinal Ippolito d'Esté, who took him to Rome where he was established by 1550 (Vasari). For the Cardinal's garden at Montecavallo (Quirinal) he designed wooden structures to display the Cardinal's collection of antique sculpture. His numerous drawings after the Antique must be from this period: one is dated 24 Apr. 1553 (Canedy, p. 7). For his close association with the Cardinal's antiquarian, Pirro Ligorio, see 1946,0713.304 and 1946,0713.305. For a short time he was also employed by Julius III as architect: payments Dec. 1550 and Apr. 1551 for work in the Belvedere, and Jan. 1551 for work in Palazzo del Monte, now di Firenze (Ackerman, docs. 72, 75; Serafini, p. 358). Vasari says that G. soon returned to the service of Cardinal d'Este. Back in Ferrara by Dec. 1553 (Mezzetti, p. 63). Entrusted by the Duke with reconstruction of the Castello after fire of 1 Feb. 1554. Payments from Cardinal Ippolito, Feb.-Aug. 1554 and Jan.-Aug. 1556 (Mezzetti, p. 63).
The Patience Suite
Saint Catherine's tower and the rooms adjacent to it were converted for the first time at the end of the 15th century by the young Alfonso who was yet to become the 3rd duke of Ferrara, and it is thought that he had his workshops and assorted "chemical apparatus" placed there; he had access to the Pavilion Garden through the ravelin.
Following a devastating fire in february 1554, the rooms around St. Catherine's tower were refurbished and given over to a new suite of rooms at the behest of Ercole II. The redecorating lasted two years and was completed in 1556.
Ercole II, who was lord of Ferrara between 1534 and 1559, had Girolamo da Carpi design and decorate the new rooms with an elegant depiction of the virtue of patience as the central theme.
The "Patience Suite" in the St. Catherine's tower section were made up of this "camara della Pazienza", an adjoining room, a larger room, a towerlet, a lounge area, a small loggia and very probably a small roof garden referred to in documents as the "zardin novo suso le lastre" (new garden on the terrace).
As well as "la Pazienza" by Camillo Filippi and "l'Occasione" by Girolamo da Carpi, "Pace" and "Giustizia" by Battista Dossi adorned the suite walls. These works were accompanied by frescoes that had been painted and gilded by numerous other artists under Court patronage (Girolamo Bonaccioli, Leonardo da Brescia, Battista Bolognesi, Battista Dossi). There were also portraits of the noble family painted by Jacopo Vighi di Argenta in the loggia.
This collection made the Patience Suite somewhat special in its own time. The suite was located on the upper "noble" floor and faced West but unfortunately there is nothing left of it today to remind us of how it was.
The suite was completely destroyed by Papal legates who took over the rule of the city in 1598 and its current state is entirely due to restoration work carried out in the 1930's.
The paintings that had adorned the walls were transferred to Modena after the Este Duchy became part of the Holy See and most of them were sold to Saxon princes in the mid 18th century.
"Orphée et Eurydice" Girolamo da Carpi (Girolamo Sellari, Ferrara 1501 - Ferrara 1556)
Huile sur toile cm. 50 x 65