Il più delle volte si crede che maschere e travestimenti che tutti noi sfoggiamo, siano necessarie per essere qualcuno o qualcos'altro; quello che siamo il più delle volte, è già pure troppo e risulta difficile portare avanti già solo se stessi, figuriamoci accollarci un'altra scimmia sulle spalle. Qualsiasi testo psichiatrico inviterebbe a pensare che la necessità di essere qualcun'altro o di mascherare se stessi nasca dall'insoddisfazione di ciò che si è, dal senso di inadeguatezza o più semplicemente dalla paura. A dispetto di qualsiasi catastrofe naturale o meno, conflitto mondiale o personale, carestia di cibo o di affetti, ciò che si cerca di camuffare, scongiurare, allontanare è la paura di provare paura.
Daniele, per paura di mostrarla, vanta cinismo e opportunismo, sceglie di indossare l'antica Bauta, ma è di gesso, è pesante, e spesso quindi è costretto a scostarla dal viso per riprendere fiato, perchè si sa, indossare maschere toglie respiro;
poi c'è A. che nei panni dell'ingegnere invece di costruire spigolosi spigoli non fa altro che, sbatacchiando la matita sul tavolo con la testa inclinata di lato guardando fuori, sognare una vita di morbide rotondità;
ed il Capo, che nasconde dietro calzini variopinti e filosofiche ironiche e dolcissime conversazioni con una bicicletta , dolori affilati: "come le senti le cose Capo? prima di pensarle, prima di scriverle o porle a descrizione di una foto, come le senti? Fanno male sorridendo o fanno male e basta ed il tuo travestimento sta proprio in questo, credere che poi, in fondo, con una risata non costino tanto dolore?";
poi c'è Lulu che usa il suo anello per mascherare la paura di cedere alla tentazione, ma non ha capito ancora che proprio quell'anello è fonte della paura della sua paura;
e c'è Giuseppe, paladino del Nulla, che confonde sempre il suono del vento con quello delle lacrime di una donna, e che, con addosso il vestito buono della filosofia, riesce a disinfettare il cuore con la mente;
Ed M.? M. maschera i suoi occhi, pensando che chiudendoli la paura della paura vada via, non si avvicini, non la tocchi.
Spesso però, anche chiudendo gli occhi, la paura entra lo stesso, e altro lei non fa che strizzare gli occhi e sperare che riaprendoli, possa essere andata via; ma in fondo sa che non è così che va, e allora? Allora aspetta.
Aspetta che arrivi quel giorno, il giorno in cui qualcuno le terrà le mani, le lenirà il dolore e lei, lei riuscirà a guardare in faccia la paura e a dirle: "e tu cosa ci fai qui?"
