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Lo Spasimo

Gli ultimi 10 anni dell'epoca aragonese, regnante Ferdinando di Trastàmara, sono contrassegnati dalla ricerca del bello e dall'esplosione della corrente artistica definita rinascimento siciliano. In questo fervido contesto si colloca la costruzione del tempio. Attorno al 1506 il giureconsulto palermitano Giacomo Basilicò, promuove la costruzione dell'aggregato monumentale rispettando e ponendo in essere le volontà testamentarie della defunta consorte Eulalia Rosolmini, figura particolarmente devota al dolore (Spasimo) della "Madonna che soffre dinanzi al Cristo che cade sotto il peso della croce sulla via del Calvario", pertanto il mecenate donò del terreno ai religiosi benedettini della Congregazione di Santa Maria di Monte Oliveto per edificare una chiesa e un monastero, opere da lui patrocinate e finanziate.
I lavori iniziarono nel 1509, approvati con bolla pontificia di Papa Giulio II. Concluse le attività riguardanti l'edificazione della chiesa, rimasero incomplete quelle del monastero, causa insufficienza dei fondi. Un'altra ben più temibile difficoltà gravò sul proseguimento dei lavori, infatti sotto la crescente minaccia dell'invasione turca, le continue rappresaglie di bande marinare pirate e corsare, alcuni anni più tardi si rese necessario il consolidamento dei sistemi difensivi della città.
Nel 1518 l'imponente edificio, di grande importanza a quel tempo per l'intera comunità palermitana, sempre per volontà del promotore e patrocinatore si era arricchito, tra gli altri, di un capolavoro d'inestimabile valore denominato Andata al Calvario e universalmente conosciuto come Spasimo di Sicilia, nome che influenzerà il titolo e la denominazione della chiesa. L'opera di Raffaello Sanzio raffigura appunto lo sgomento di Maria dinanzi al Cristo caduto sotto il peso della croce.
Il quadro, dopo il rocambolesco viaggio, è destinato ad abbellire l'altare maggiore per la Settimana Santa della Pasqua del 1517, espressamente commissionato per adornare la cappella gentilizia patrocinata dalla famiglia Basilicò, evento verificatosi dopo l'avvenuta scomparsa del committente. Nella sua collocazione il dipinto su tavola era incorniciato nella sopraelevazione di un altare marmoreo, finemente lavorato, opera dello scultore Antonello Gagini.[3] Giorgio Vasari nelle sue cronache, riferendosi all'artista del marmo lo cita come Antonio da Carrara scultore rarissimo, e documenta il quadro dell'Urbinate come " ... opera maravigliosa ... " e per le vicende " ... cosa divina ... ".[4] Il capolavoro oggi è custodito al Museo del Prado di Madrid. Nella chiesa di San Francesco d'Assisi all'Immacolata di Catania ne esiste una buona copia, realizzata su tavola nel 1541 da Jacopo Vignerio. In tutta la Sicilia si contano almeno venti riproduzioni dello Spasimo, molte delle quali realizzate nel XVI secolo, altre in epoche successive.
Furono costruite nuove cinte murarie in aggiunta alla primitive torri medievali e, attorno alla chiesa, nel 1537 fu scavato un fossato presso il monastero al punto di includere i loghi religiosi entro la cinta dei nuovi baluardi, mentre originariamente era posta al di fuori della cortina difensiva. I lavori fortemente voluti dall'imperatore Carlo V d'Asburgo, furono commissionati dal viceré di Sicilia Ferrante Gonzaga all'ingegnere militare Antonio Ferramolino nel 1536, e realizzati nei decenni successivi per essere continuati nel 1550 da Pedro de Pedro e completati nel 1572.
Nel 1541 fu concessa una cappella a Giacomo de Aversa e l'anno successivo è documentata la sepoltura del pittore Antonello Crescenzio.
Nel 1569, causa l'umidità e i crescenti vapori malsani, il Senato di Palermo acquistò il complesso, i monaci furono trasferiti nella chiesa di Santo Spirito dell'Ordine cistercense ricevendo a titolo di risarcimento la somma di 10.000 scudi, importo riconosciuto solo nel 1597, dopo l'intervento e l'emanazione della bolla pontificia di Papa Gregorio XII. Nel 1573 ha luogo il trasloco della congregazione, identica sorte seguiranno il dipinto e il monumentale aggregato marmoreo. Entrambi i capolavori saranno alloggiati nella Cappella del Santissimo Sacramento dopo l'iniziale ostensione del dipinto sull'altare maggiore della chiesa del Santo Spirito detta «del Vespro» in seguito al trasferimento processionale guidato dall'arcivescovo Giacomo Lomellino Del Canto.
Nel 1661 il quadro è ceduto a Filippo IV di Spagna (Filippo III di Sicilia) grazie alla complice intermediazione del viceré di Sicilia Ferdinando d'Ayala, conte d'Ayala, condotta con l'abate del monastero Clemente Staropoli, comunque un'operazione tacitamente dettata dal reciproco scambio di agevolazioni, di favori e interessi personali.[6] L'originale fu sostituito con una copia, anche se l'intera vicenda ha scatenato e alimentato una fervida letteratura pur presentando molti lati oscuri.
L'interno di notte.
Nel 1582 la chiesa fu adibita a sede di spettacoli pubblici, una specie di primo esempio di "teatro stabile" in Italia, Marcantonio Colonna, vi fece rappresentare l'Aminta di Torquato Tasso divenendo così il primo “teatro pubblico” della città; l'epidemia di peste del 1624 ne rese necessario l'utilizzo come lazzaretto per il ricovero degli ammalati. Terminata l'emergenza infettiva, gli ambienti furono adibiti a granaio e in seguito a magazzini. A metà del settecento crollò la volta della navata centrale che non sarà mai più ricostruita.
Qualche anno dopo il viceré di Sicilia, Francìsco Ruiz de Castro Andrade y Portugal, conte di Castro, VIII conte di Lemos e duca di Taurisano, si prodigò per far concedere ai religiosi la bizantina chiesa di Santa Maria della Pinta, ma anche questo luogo di culto ubicato sul piano reale fu presto inserito nel quadro di demolizioni previste per l'innalzamento dei baluardi posti a protezione del Palazzo Reale.
it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santa_Maria_dello_Spasimo_(Palermo)

The last 10 years of the Aragonese era, reigning Ferdinand of Trastàmara, are marked by the search for beauty and by the explosion of the artistic current defined as the Sicilian Renaissance. The construction of the temple is placed in this fervent context. Around 1506 the jurisconsult of Palermo, Giacomo Basilicò, promoted the construction of the monumental aggregate respecting and implementing the testamentary will of the deceased consort Eulalia Rosolmini, a figure particularly devoted to the pain (Spasimo) of the "Madonna who suffers before the Christ who falls under the weight of the cross on the Via del Calvario ", therefore the patron donated land to the Benedictine religious of the Congregation of Santa Maria di Monte Oliveto to build a church and a monastery, works sponsored and financed by him.
Work began in 1509, approved with the papal bull of Pope Julius II. Concluded the activities concerning the building of the church, those of the monastery remained incomplete, due to insufficiency of the funds. Another far more formidable difficulty weighed on the continuation of the works, in fact under the growing threat of the Turkish invasion, the continuous reprisals of pirate and pirate mariner bands, some years later the consolidation of the defensive systems of the city became necessary.
In 1518 the imposing building, of great importance at that time for the entire Palermo community, always by the will of the promoter and patron, had been enriched, among others, by a masterpiece of inestimable value called Andata al Calvario and universally known as Spasimo of Sicily, name that will influence the title and the denomination of the church. The work of Raphael Sanzio depicts precisely the dismay of Mary before the Christ fallen under the weight of the cross.
The picture, after the incredible journey, is destined to embellish the high altar for Easter Holy Week of 1517, expressly commissioned to adorn the noble chapel sponsored by the Basilicò family, an event that occurred after the client's demise. In its placement the painting on panel was framed in the elevation of a finely worked marble altar by the sculptor Antonello Gagini. [3] Giorgio Vasari in his chronicles, referring to the marble artist, cites him as Antonio da Carrara, a very rare sculptor, and documents the picture of Urbino as "... a marvelous work ..." and for events "... a divine thing. .. ". [4] Today the masterpiece is kept at the Prado Museum in Madrid. In the church of San Francesco d'Assisi in the Immaculate of Catania there is a good copy, made on wood in 1541 by Jacopo Vignerio. In all of Sicily there are at least twenty reproductions of the Spasimo, many of which were made in the 16th century, others in later periods.
New city walls were built in addition to the primitive medieval towers and, around the church, in 1537 a ditch was dug near the monastery to the point of including the religious logos within the walls of the new ramparts, while originally it was placed outside the defensive curtain . The works strongly desired by the Emperor Charles V of Habsburg, were commissioned by the viceroy of Sicily Ferrante Gonzaga to the military engineer Antonio Ferramolino in 1536, and built in the following decades to be continued in 1550 by Pedro de Pedro and completed in 1572.
In 1541 a chapel was granted to Giacomo de Aversa and the following year the burial of the painter Antonello Crescenzio is documented.
In 1569, due to the humidity and the growing unhealthy vapors, the Senate of Palermo bought the complex, the monks were transferred to the church of Santo Spirito of the Cistercian Order receiving as compensation the sum of 10,000 scudi, an amount recognized only in 1597, after the intervention and the issuing of the papal bull of Pope Gregory XII. In 1573 the move of the congregation takes place, the same fate will follow the painting and the monumental marble aggregate. Both masterpieces will be housed in the Chapel of the Blessed Sacrament after the initial display of the painting on the high altar of the church of the Holy Spirit known as "del Vespro" following the processional transfer led by Archbishop Giacomo Lomellino Del Canto.
In 1661 the painting was given to Philip IV of Spain (Filippo III of Sicily) thanks to the accomplice intermediation of the Viceroy of Sicily Ferdinando d'Ayala, count of Ayala, conducted with the abbot of the monastery Clemente Staropoli, however an operation tacitly dictated by the mutual exchange of benefits, favors and personal interests. [6] The original was replaced with a copy, although the whole story sparked and fueled a fervent literature while presenting many dark sides.
Inside at night.
In 1582 the church was used as a venue for public performances, a sort of first example of "permanent theater" in Italy, Marcantonio Colonna, who had Torquato Tasso's Aminta represented in it, thus becoming the city's first "public theater"; the plague epidemic of 1624 made it necessary to use it as a hospital for the hospitalization of the sick. Once the infectious emergency was over, the rooms were used as a granary and later as warehouses. In the middle of the eighteenth century the vault of the central nave collapsed and will never be rebuilt.
A few years later the Viceroy of Sicily, Franciscus Ruiz de Castro Andrade y Portugal, Count of Castro, VIII Count of Lemos and Duke of Taurisano, did his best to give the religious the Byzantine church of Santa Maria della Pinta, but also this place of cult located on the royal level was soon included in the framework of demolitions planned for the raising of the bulwarks protecting the Royal Palace.

Taken in: Italia / Sicilia / Palermo (show map)

Taken on: April 19, 2019

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